IL NEOCLASSICISMO

Il Neoclassicismo
E’ quasi impossibile definire il periodo che intercorre dagli ultimi anni del ‘700 al primo ventennio dell’800 con un unico termine comprensivo delle varie tendenze di gusto e di tutti gli avvenimenti occorsi. Usare come denominatore comune il termine neoclassicismo oppure preromantcismo è utile solo in senso strettamente scolastico, ma in realtà sia l’una che l’altra definizione non corrispondono che a componenti diverse, ma altrettanto importanti e dominanti in questo periodo. Invero molto complessa fu in Italia la civiltà dell’Illuminismo: le differenti situazioni storico-sociali nelle varie parti d’Italia, gli influssi della cultura francese e di quella inglese, il sovrapporsi del sensismo e del naturismo di Rousseau resero mosso il panorama culturale italiano fra il 1750 e la fine del secolo. Questa varietà si accentuò quando il fallimento in campo politico dell’illuminismo delle stesse ideologie ingenerate in seno allo stesso movimento culturale. Ed è proprio per questa diversificazione di componenti presenti nell’ultimo 700 che alcuni critici preferirono parlare di neoclassicismo, altri di preromanticismo, ma forse, nota il Petronio, sarebbe meglio definire storicamente questa fase di cultura parlando di “età della rivoluzione francese e di Napoleone”. E’ evidente che ci troviamo di fronte alla piena crisi dell’illuminismo, del quale si sono ormai rifiutati l’astrattezza dei principi,la critica demolitrice delle tradizioni e del passato, il facile ottimismo riguardo ai problemi umani ed alla trasformazione della società. Vengono così a mancare tutti i cardini del sistema razionalistico: meccanicismo,misticismo, deismo,empirismo,ottimismo. Contro il cosmopolitismo e l’umanitarismo insorge l’amore per la patria, per le sue memorie, si vivifica il concetto della nazione intesa come organismo storico ben distinto da ogni altro, sorge il sentimento dell’individualismo presente in forma pregante in Vittorio Alfieri. Anche la natura, concepita dagli illuministi come mero organismo fisico, regolato da leggi meccaniche viene via via intesa come qualcosa di più vivo, pervaso da forze sempre nuove. La rivoluzione francese, d’altra parte naufragata prima nella demagogia, poi nell’oligarchia, infine soffocata dall’imperialismo napoleonico napoleonico, ha reso palese l’impossibilità di attuare le premesse democratiche , cui i teorici dell’illuminismo avevano dato l’avvio. Non tutto dell’illuminismo viene,però smentito e contraddetto. Rimane una parte sostanziale di concetti, che rappresentano l’imprescindibile strato culturale della maggior parte dei grandi autori dell’800. Restano accreditati r vengono anzi riaffermati certi valori quli la libertà dell’uomo e il diritto naturale, sui quali si elaborano prospettive diverse o più ampie : dalla libertà proiettata in tutte gli impulsi vitali dello spirito all’idea di patria e di nazione.
Per quanto concerne il problema strettamente letterario non si è perduta dell’illuminismo la grande lezione di rinnovamento,comprendente contenuti morali e civili tendenti oltre che linguistici atti a promuovere una cultura viva radicata nella società. L’antinomia tra età illuministica ed età neoclassica e/o preromantica conseguentemente appare del tutto artificiosa ai fini di una corretta indagine critica. Molti critici propendono a definire periodo,oggetto del nostro interesse, neoclassico, permeato di spiriti romantici. Invero gli autori più apprestanti del tempo, pur non neglegendo la parte più vitale e proficua della lesione dell’illuminismo, tendono a rivivere forme di vita appartenenti al passato con struggente nostalgia. E la nostalgia si connota di venature intensamente romantiche quando i nostri autori mirano ai lidi dell’ Ellade, ”vano ricordo dell’età passata”, in cui si contempla la bellezza assoluta rasserenante e rasserenatrice. Ne consegue che la componente preromantica dell’età del neoclassicismo è volta alla malinconia, alla tenerezza, al sogno. Anche in questo caso ci pare di non ravvisare un hiatus con l’età illuministica, ma piuttosto un continuum. Infatti tutta l’epoca illuministica è pervasa da presentimenti romantici, quali il gusto per il primitivo, il sentimentalismo, l’ossianismo , la tendenza all’elegiaco, l’esaltazione dello stato di natura. Le forme espressive che testimoniano quest’insieme di aspirazioni, di sentimenti, di gusto trovano anche in Italia vasta applicazione, ma quasi per riflesso di di certa letteratura nordica tradotta e diffusa in quel torno di tempo ( la poesia dei poeti inglesi Young e Gray,la poesia campestre dello svizzero Gessner, la poesia ossianica di Macpherson, tradotta in Italia in versi sciolti dal Cwsarotti). Questo gusto si legava d’altra parte ad un’esperienza già avviata e fiorita nello stesso 700 e nell’ambito dell’Arcadia, che esauritasi come movimento innovatore, aveva continuato nel secondo ‘700 a vivere come accademia di poeti e di cultori del bello. Alla contemplazione della natura, al sentimento del bello in essa ingenita, non erano estranei neppure i pensatori dell’età illuministica. Basti pensare all’orizzonte aperto da Rousseau col suo culto della natura e con la sua rivalutazione del sentimento sulla ragione. Alla sensiblerie francese si aggiunge presto l’influsso del romanzo inglese, soprattutto di Richardson (rivelatore del cuore umano) nonché di Ossian (paesaggi cupi, chiaroscuri lunari,passioni tempestose, malinconiche ) e la poesia sepolcrale di Young. Possiamo affermare ,pertanto, che già in questo periodo sussistono i germi prodromici al romanticismo. Invero l’età neoclassica tendev a richiamarsi al passato, alle tradizioni al fine di sviluppare una coscienza storica, a prendere coscienza del passato, a trarre da esso exemplun per il conseguimento di una più concreta libertà nazionale da contrapporre alle ideologie utopistiche di stampo illuministico. Si cerca di dare alla cultura una forte impronta di italianità e lo stesso Alfieri viene visto come”maestro d’italianeità”. Si tende,inoltre, preconizzando uno dei motivi fondanti l’età del romanticismo, ad indirizzare la letteratura al popolo al fine di promuoverne una coscienza matura ed operante nel contesto socio-politico. Adduciamo ad esempio il Cuoco, che nella sua opera Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 concepisce le cause del fallimento della rivoluzione in una mancata adesione popolare in quanto il popolo non era ancora educato e maturo all’ide0a di libertà nazionale.
La temperie classico-romantica,invero, non tende soltanto alla memoria e alla coscienza del proprio passato, ma manifesta, altresì, la volontà di rinnovarsi richiamandosi al paradigma di quel passato, che costituiva soprattutto il ritrovamento di un ideale umano ed eroico che il mondo classico aveva posto in luce e che ora costituiva la pietra di paragone per l’uomo nuovo, duramente messo alla prova da repentini mutamenti.
L’era neoclassica è pertanto un vasto mutamento culturale e morale che si configura a causa di influenze varie e che porta alla rivoluzione dei canoni di perfetta bellezza, tipici del mondo greco. Non è ripetizione di forme e di sentire del passato; è,invece, un anelare verso un mondo lontano di armonia e di bellezza, di beatitudine, di cui la desolata anima dell’uomo del tempo avverte l’insopprimibile esigenza. Persiste tuttavia in tale tempo l’estetica del decoro esteriore, il culto della tradizione letteraria. Il che è chiarito dalla frase di A.Chenier ”Su pensieri nuovi facciamo versi antichi”. Opportunamente opina il Binni: Il neoclassicismo è una sintesi fra forme tradizionali e spirito romantico, è da considerarsi un tempo di maturazione più di transizione,in cui fra l’altro troviamo il culto della bellezza.
Il pensiero di Machiavelli e Vico, invero, la ripresa dei valori dei valori nazionali costituiscono in questo periodo il fermento di idee che alimenteranno le forze vitali del nostro risorgimento.
Bisogna,inoltre,ricordare che in Italia il gusto del classicismo ed il rispetto per il passato e per le tradizioni non aveva mai cessato di essere;tanto è vero che i modi con cui i nostri pensatori avevano reagito alle influenze d’oltralpe risentintivano di un carattere tipicamente nostrano.
Tutto il’700 era stato classicheggiante;in un primo momento,cioè durante il diffondersi della sensibilità e della cultura dell’Arcadia il ricorso al paradigma classico si connotava come componente razionale ed ordinatrice in campo estetico in contrapposizione agli eccessi del barocco ; in un secondo momento, e cioè con il diffondersi della cultura illuministica la lezione del classicismo viene intesa come componente equilibratrice dell’estremo razionalismo francese e promuove un felice incontro tra passato e presente aprendo nuovi orizzonti sull’esistenzialità dell’uomo nel mondo ed avviando quel processo di riforme , che troveranno compimento nell’età romantico-risorgimentale.
In Italia l’Illuminismo assume un carattere più moderato rispetto a quello improntato dai filosofi francesi. Gli Italiani,in effetti, non ripudiarono mai il passato e non accolsero le concezioni ateistiche. Prevalente è stato per gli Italiani la volontà di attingere dai pensatori dell’illuminismo francese in particolare lo spirito delle riforme propugnate. Gli scrittori dei circoli napoletani e milanesi trassero linfa dal pensiero illuminista incentrando il loro interesse sulla necessità che urgeva all’Italia e agli Italiani e che era rappresentata dall’inderogabile attuazione di riforme. Il dictamen illuminista,pertanto, pertanto si relaziona al vissuto storico ed ha una valenza tipicamente nostrana.
E’ d notare che proprio nell’età dei lumi si comincia a delineare una nuova concezione del classicismo ed insieme se ne elaborano le prime teorie critiche, peraltro in qualche misura presenti anche ai nostri giorni . Si dà cominciamento alla distinzione tra classicismo di maniera ,quale era stato quello del’600 e dell’Arcadia ed il classicismo autentico dei veri grandi poeti. Se quindi il classicismo come culto di esempio di bellezza e di spiritualità non si era mai spento in Italia, dobbiamo precisare che nel periodo, che trattiamo, la coscienza del passato è più matura; il classicismo in atto evocato dai nostri autori è, per dirla alla maniera crociana, un classicismo dinamico.

Una rivalutazione  della nostra civiltà più remota è quella proposta dal Cuoco nella sua opera Platone in Italia

Al fine di rinverdire il passato nella sua perfezione formale non mancano in Italia i teorici del bello ideale classicamente concepito. Queste teorie furono stimolate da noi da un richiamo venuto dalla Germania, dove già in pieno ‘700 alcuni studiosi avevamo celebrato la bellezza apollinea dell’Ellade.

Ricordiamo a tal proposito i due maggiori rappresentanti Winkelmann e Lessing, teorizzatori del bello apollineo che si contrappone nei termini nicciani al bello dionisiaco.

 

 

 

 

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